Dal 1880 al 1920, nel periodo denominato
Vecchia guardia, una delle due circostanze storiche di maggior rilievo nello sviluppo del tango, vi è un periodo di genesi e sviluppo degli elementi che poi definiranno questo genere musicale.
[1] Il tango che nasce in questo periodo è un ibrido di altre specie popolari come il
candombe, la
milonga, il
tango andaluz o la
habanera ed è circoscritto ai gruppi marginali della città. Per questo motivo viene rifiutato dalle classi medie e alte e solo nel 1910, periodo di successo internazionale, il tango verrà accettato per poter poi divenire una moda nei grandi saloni delle capitali europee. Inizialmente il tango veniva eseguito da un trio formato da violino, chitarra (o fisarmonica) e flauto. Alcuni tanghi erano poi scritti per pianoforte solo o pianoforte e voce. Nel ‘900 il trio divenne pianoforte, violino e
bandoneòn (uno strumento simile alla fisarmonica). In seguito si iniziarono a formare vere e proprie orchestre. I nomi dei maggiori compositori di musica a partire dai primi anni del
Novecento fino all’età d’oro, quella degli anni ’30 e ’40,
Aníbal Troilo,
Juan Maglio ”Pacho”,
Juan D’Arienzo,
Carlos Di Sarli,
Osvaldo Pugliese,
Francisco De Caro,
Enrique Delfino, sono tutti figli di italiani (gli argentini in generale sono figli di immigranti, e l’urgenza di trovare una propria identità spinse il Tango alla sua comparsa non solo come semplice musica ma come un pensiero che si balla). Lo stesso compositore e direttore d’orchestra
Astor Piazzolla aveva i nonni italiani, pugliesi da parte di padre, toscani da parte di madre.
In principio il tango si affermò come musica popolare nel rapido e tumultuoso sviluppo di Buenos Aires ed ebbe ripercussione nella vicina Montevideo che in breve passarono rispettivamente da 210.000 a 1.200.000 abitanti e da 48.000 a 2.000.000 e nella vicina città di Rosario fino ad arrivare a fare il giro del mondo.
I grandi autori di tango della regione del Rio de la Plata, gli uruguayani Razzano, Canaro, Villasboas, Metallo e Donato Racciatti (musicisti nati in Italia e poi nazionalizzati) e gli argentini (Le Pera, nato in Brasile e poi nazionalizzati, Contursi, Discépolo, Solanas, Troilo, Espósito, Filiberto, Cobián, Enrique Domingo Cadícamo ed altri) la confermarono come musica nazionale argentina, anche se era già diventata tale nella periferia prima dell’accettazione della grande borghesia.