Scritto da Michele Vietri

 

Impazzava il coronavirus ormai dilagante, quasi capillare.

Le milonghe erano da 6 mesi chiuse.

Vista la particolare vicinanza che questa danza richiede, fu tra le prime cose ad essere fatalmente interrotta senza pietà.

Ma chi ama il tango di solito lo fa con una certa passione ed è difficile smettere.
C’era chi si era frattanto fatto prete per sfuggire ad ogni tentazione e trovare un motivo di rassegnazione.

Addirittura si venne a sapere di alcuni tangueros che si erano procurati una bambola gonfiabile con cui ballare un paio d’ore al giorno.

Alcuni avevano trovato un metodo di autoconvinzione: si alzavano all’alba e praticavano una sorta di namiòrenghechiò che recitava così “tango fai schifo e ti odio, tango fai schifo e ti odio, tango fai schifo e ti odio”.

Insomma, a giudicare da tutti questi fatti, era un disastro.

Ma arrivò l’illuminazione ad uno dei più noti e spietati organizzatori, Gasparetto Manigoldi, detto Er Canaro, che sbaragliò il campo.

Si inventò una milonga esclusiva di positivi Covid19.

Er Canaro, partendo dal fatto che una volta infettato non te ne fotteva niente e potevi abbracciare un altro infettato senza preoccupazione, riempì il suo locale di tangueros incoronati ( come li chiamava lui con un orribile ghigno).

I prezzi ovviamente erano triplicati sia per l’ingresso sia per le consumazioni.

Non durò a lungo anche perché il virus comunque continuava a mietere le sue vittime e quegli stessi ballerini che si erano fatti l’abbonamento mensile alle sue milonghe , prima o poi crepavano.

Ma Gasparetto Manigoldi, asintomatico e cinico fino all’estremo, guadagnò un sacco di soldi, con cui sperperare nel lusso gli anni che gli rimanevano da vivere. Non tanti, perchè il padreterno se lo chiamò e nessuno lo pianse.

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